mercoledì 30 luglio 2008
Divagazioni mongole (quarta parte)
Cavalli giocano nell'acqua. Le strade del nord si dimostrano decisamente peggiori delle piste attraversate nel Gobi .. ma il panorama continua a cambiare regalandoci un interminabile flusso di visioni positive, mentre le uaz si guadagnano tutta la fama di "arrivano ovunque!" che le accompagna nei racconti dei viaggiatori ... hanno addirittura la plafoniera che all'occasione si trasforma in bicchiere per assaggiare eric, il latte di giumenta. Funghi clamorosi e immensi boschi di conifere ci sorprendono lungo la strada per il Tokhon khiid, un altro importante monastero da raggiungere camminando per un fitto bosco colorato da fili lunghi e intrecciati di preghiere verdi e blu, meta di pellegrinaggio ma come al solito anche teatro di carneficine nei drammatici anni '30 ... ascoltando questi racconti mi tornano alla mente i racconti terrorizzati dei vecchi emiliani che mi raccontavano le cruente azioni del battaglione mongolo comandato dal generale Vlassov al servizio dei nazisti per le azioni di rastrellamento nelle nostre campagne. Nel retro del monastero lungo un impervio sentiero ci sono le grotte dove riuscirono a nascondersi i monaci sopravvissuti. A volte il silenzio e la quiete della natura nascondono tragedie immani del passato. Il buio ci sorprende ad alcuni chilometri dal camp del Taikar, arriveremo con il freddo e apprezzeremo con entusiasmo le vecchie stufe a legno del camp. Ci svegliamo in una pineta e ci laviamo la faccia in pozze d'acqua calda; stupende le cascate Orkhon grazie alla pioggia di questi giorni, situate in una zona adatta per lunghe cavalcate. Che fortuna, in una gher stanno distillando l'akhi, lo fanno due tre volte all'anno: dopo aver lasciato fermentare moltissimo il latte di giumenta, questo viene messo a fuoco lento in un recipiente, dopo un po' gli viene messa sopra una scodella d'acqua per fermare la condensa che ricade in una specie di tubo da cui viene raccolto l'akhi, non troppo alcoolico, ma a me continua a mancare un passaggio in questa distillazione, comunque per non sapere ne leggere ne scrivere ne bevo tre/quattro bicchieri! In Italia è giustamente assolutamente proibito raccogliere stelle alpine, qui ce ne sono a go-go, prati interi ... che spettacolo!! Per non parlare delle clamorose infiorite gille, viola e bianche che circondano il favoloso camp di Badmaraag. Tsetserleg è un altro capoluogo di provincia, o aimag, un piccolo paesino al cui centro sorge un interessante complesso monastico trasformato in museo della provincia, sicuramente uno dei musei più interessanti sugli usi e costumi mongoli, ma anche sulla recente storia con tante immagini, bandiere e manifesti risalenti all'epoca comunista e ai legami con l'unione sovietica ... grande enfasi per l'astronauta mongolo che andò nello spazio con una spedizione russa e ai medagliati olimpici con la speranza che le olimpiadi di quest'anno regalino il primo oro nella storia mongola ... le attuali speranze vanno come sempre nel campo della lotta ma anche in quello del tiro a segno. La temperatura sale e scende clamorosamente, si ha dai 4 ai 36 gradi seppure secchi, ovvero bisognerebbe portarsi dietro dal costume da bagno alla giacca vento e un bel colpo di freddo mi blocca per mezza giornata con la febbre, con il sushi mangiato a colazione che non trova il canale di digestione giusto, per fortuna siamo fermi a Badmaraag, e la sosta insieme ai tanti fiori mi aiuta a rimettermi in piedi in mezza giornata, che roccia!!
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