L'ultimo rapimento dei due italiani nella regione dell'Orissa in India ha scatenato molte polemiche sul cosiddetto turismo tribale. Intanto bisogna cominciare a smentire la notizia che al momento del rapimento i due italiani stavano fotografando donne che si stavano lavando nel fiume, perchè pare che in verità fossero proprio loro due a fare il bagno mentre attendevano che il loro cuoco preparasse il pranzo.
Poi sarebbe bene precisare chi sono i "Maoisti" che li hanno rapiti, così chiamati solo in Occidente, mentre sono comunemente conosciuti come Naxaliti, e sono una formazione paramilitare che da un sacco di anni combatte con il governo centrale indiano a difesa dei diritti delle tante minoranze tribali che vivono in territorio indiano, e in particolare appunto nella regione dell'Orissa.
E' vero che molti turisti (di tutte le nazionalità, n.d.r.) a volte trattano queste tribù sia in Orissa che nella zona dell'Omo River in Etiopia o in altre zone del mondo come animali da fotografare senza alcun rispetto ma qui secondo me bisognerebbe fare un discorso sulla cultura media e sull'educazione di tanta gente già nella vita quotidiana e che poi si rivede in occasione di viaggi. C'è chi sostiene che non bisognerebbe nemmeno andare a visitarere le zone tribali ma a mio modesto parere esiste un'altra faccia della medaglia. Se non fosse per i turisti che comunque portano soldi e creano possibilità di lavoro indotte, queste tribù verrebbero distrutte dalle multinazionali e da chi intravvede possibilità di grandi affari nelle zone da loro abitate. Non è un caso che in Orissa le multinazionali vorrebbero allontanare le tribù perchè li ci sono grandi riserve di bauxite e di altri mineralli. E cosa succederebbe alle tribù dell'Omo River senza turisti ma con i cinesi che vorrebbero approfittare delle risorse naturali lì presenti?
Il discorso che andrebbe affrontato è il rispetto di chi viaggia nei confronti di chi vive nei posti che si vanno a visitare, il rendersi conto che anche se si paga si è comunque soltanto degli ospiti a casa di altri.
Io rimango fortemente contrario ad ogni tipo di boicottaggio turistico ben conscio che a volte solo la presenza in loco di alcuni turisti ha fatto sì che si parlasse dei problemi di certi paesi, come ad esempio il Tibet. Finchè le frontiere cinesi erano chiuse nessuno si occupava dei problemi della minoranza tibetana a casa propria, da quando il turismo è cominciato e anche persone sensibili e interessate si sono addentrate nel paese himalayano si è cominciato a parlare della mancanza di diritti in questo paese e del lento annientamento della popolazione originaria. Stesso motivo per cui a suo tempo ero contrario al boicottaggio del Myanmar, boicottaggio che incideva soltanto sulle persone sensibili mentre chi se ne fregava continuava tranquillamente a visitare il paese dormendo in alberghi di lusso costruiti con il lavoro forzato dei prigionieri politici.
Rimango quindi della mia idea: è chi viaggia che deve sempre di più imparare a rispettare costumi e usanze dei luoghi visitati cercando di incidere il meno negativamente possibile sulla gente che lì vive, sia prima che dopo la visita del turista di turno.
Il tutto nella speranza che i due italiani rapiti in Orissa vengano liberati al più presto.
Poi sarebbe bene precisare chi sono i "Maoisti" che li hanno rapiti, così chiamati solo in Occidente, mentre sono comunemente conosciuti come Naxaliti, e sono una formazione paramilitare che da un sacco di anni combatte con il governo centrale indiano a difesa dei diritti delle tante minoranze tribali che vivono in territorio indiano, e in particolare appunto nella regione dell'Orissa.
E' vero che molti turisti (di tutte le nazionalità, n.d.r.) a volte trattano queste tribù sia in Orissa che nella zona dell'Omo River in Etiopia o in altre zone del mondo come animali da fotografare senza alcun rispetto ma qui secondo me bisognerebbe fare un discorso sulla cultura media e sull'educazione di tanta gente già nella vita quotidiana e che poi si rivede in occasione di viaggi. C'è chi sostiene che non bisognerebbe nemmeno andare a visitarere le zone tribali ma a mio modesto parere esiste un'altra faccia della medaglia. Se non fosse per i turisti che comunque portano soldi e creano possibilità di lavoro indotte, queste tribù verrebbero distrutte dalle multinazionali e da chi intravvede possibilità di grandi affari nelle zone da loro abitate. Non è un caso che in Orissa le multinazionali vorrebbero allontanare le tribù perchè li ci sono grandi riserve di bauxite e di altri mineralli. E cosa succederebbe alle tribù dell'Omo River senza turisti ma con i cinesi che vorrebbero approfittare delle risorse naturali lì presenti?
Il discorso che andrebbe affrontato è il rispetto di chi viaggia nei confronti di chi vive nei posti che si vanno a visitare, il rendersi conto che anche se si paga si è comunque soltanto degli ospiti a casa di altri.
Io rimango fortemente contrario ad ogni tipo di boicottaggio turistico ben conscio che a volte solo la presenza in loco di alcuni turisti ha fatto sì che si parlasse dei problemi di certi paesi, come ad esempio il Tibet. Finchè le frontiere cinesi erano chiuse nessuno si occupava dei problemi della minoranza tibetana a casa propria, da quando il turismo è cominciato e anche persone sensibili e interessate si sono addentrate nel paese himalayano si è cominciato a parlare della mancanza di diritti in questo paese e del lento annientamento della popolazione originaria. Stesso motivo per cui a suo tempo ero contrario al boicottaggio del Myanmar, boicottaggio che incideva soltanto sulle persone sensibili mentre chi se ne fregava continuava tranquillamente a visitare il paese dormendo in alberghi di lusso costruiti con il lavoro forzato dei prigionieri politici.
Rimango quindi della mia idea: è chi viaggia che deve sempre di più imparare a rispettare costumi e usanze dei luoghi visitati cercando di incidere il meno negativamente possibile sulla gente che lì vive, sia prima che dopo la visita del turista di turno.
Il tutto nella speranza che i due italiani rapiti in Orissa vengano liberati al più presto.