giovedì 11 novembre 2010

Notizie dal Popolo Saharawi

L'agenzia Misna intervista un'attivista che era presente nel campo saharawi assaltato lunedì dall'esercito marocchino. Racconta di rastrellamenti casa per casa e che le violenze che continuano in queste ore, come il blocco delle comunicazioni e l'espulsione dei giornalisti. L'irruzione nel campo ha provocato almeno 11 morti, 723 feriti e 159 dispersi, ma un bilancio certo è ancora impossibile

«Dal giorno dell’irruzione nel campo saharawi alle porte di El Aiun è in vigore un coprifuoco dalle 22 alle 8 del mattino, ma già al calar della notte, intorno alle 18, nessun saharawi può avventurarsi per strada senza il rischio di essere fermato dai soldati, interrogato e portato via»: alla MISNA che la raggiunge a El Aiun, Isabel Terraza Rebollo – attivista dell’organizzazione non governativa Resistencia Saharaui – riferisce lo stato della situazione nella principale città del Sahara occidentale, dove sono ancora in corso disordini: «Ieri – dice – c’erano almeno quattro focolai di resistenza, in particolare nel quartiere di Matala. Inoltre, centinaia di persone hanno protestato chiedendo notizie dei familiari scomparsi o arrestati dai soldati. Soldati e coloni marocchini entrano nelle abitazioni saharawi, bruciano e saccheggiano esercizi commerciali, picchiano e traggono in arresto soprattutto giovani».
Impossibile stabilire un bilancio certo delle vittime, secondo Terraza Rebolo, che si trovava all’interno del campo preso d’assalto lunedì. «Attorno al campo sono stati rivenuti corpi senza vita di saharawi, in un caso anche quello di un soldato marocchino. Ma – sottolinea – non abbiamo dati certi e la situazione è tuttora in evoluzione con i soldati che presidiano le strade e si presentano nei quartieri saharawi con liste di persone ricercate». Non confermate restano le voci, diffuse da alcune fonti vicine ai saharawi, sul ritrovamento di fosse comuni. «Resta, di fatto, il blocco delle comunicazioni – conclude l’interlocutrice della MISNA – tutte le vie d’accesso per El Aiun sono controllate dai militari, ai giornalisti stranieri non è stato consentito l’ingresso in città; è in atto un blackout informativo che può solo aiutare a nascondere quanto sta avvenendo».
Intanto, sottolineano fonti del Fronte Polisario che ha chiesto l’intervento dell’Onu, la società civile internazionale si sta muovendo per esprimere solidarietà alla popolazione saharawi. In Italia, in particolare, è previsto questo venerdì un sit-in davanti la sede dell’ambasciata del Marocco a Roma.

fonte: www.misna.org

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