Un libro intenso con cui Ilaria Salis racconta la sua ingiusta e drammatica prigionia ungherese, con tante considerazioni profonde sull'annientamento delle persone in carcere. Tanti ragionamenti e pensieri vari che è difficilissimo non condividere se si possiede un minimo di umanità. La paura di diventare un simbolo, cosa che è successa solo in parte perchè tuttora è emersa la persona. Mi ha fatto molto piacere leggere di quando Ilaria si è buttata nella lettura di "Memorie di un rivoluzionario", un libro autobiografico di Victor Serge che colpì molto anche me. Commentando questa mia lettura, un amico mi ha detto "ma ha già scritto un libro!?" e secondo me è stata una fortuna perchè è importante rendersi conto di cosa può succedere a chi si oppone a questo sistema che sta triturando vite. Se durante questo periodo, in cui Ilaria si sta dimostrando un'ottima europarlamentare, trovasse del tempo, gli consiglierei sicuramente di leggere (se per caso non l'ha già fatto) "Memorie di un rivoluzionario", sì ancora lo stesso titolo, di Petr Alekseevic Kropotkin. Nelle ultime pagine ovviamente Ilaria si sofferma a parlare del movimento case e del grosso problema abitativo italiano: sarebbe piacevole se i tanti, che in questi mesi l'hanno insultata, almeno si leggessero queste ultime pagine ... non pretendo tutto il libro che per loro sarebbe uno sforzo immane. Da leggere! Buona fortuna Ilaria, a te e a noi tutti!