Arrivando da Giava si sente subito la differenza, gente ancor piu' amichevole e ancor piu' tranquilla. La prima sera mi hanno due passaggi in macchina senza che io chiedessi niente. Inoltrandosi nel centro dell'isola ho potuto ammirare la vita di campagna con le sue risaie a terrazza e i draghi costruiti con le bucce di cocco a protezione delle case, un misto di induismo e buddhismo. Tranquilli templi sui laghi e per strada il tanto traffico fino ad arrivare alla sconvolgente Kuta beach, un vero e proprio puttanaio, con ragazze che si offrono ad ogni angolo, musica ad alto volume e il memoriale alle vittime dell'attentato che sconvolse l'isola alcuni anni fa, e con cui gli estremisti islamici vollero punire la perdizione che si vive in queste strade. Poi oggi esco ancora da Kuua Beach e ritrovo ancora la tranquillita', prima con l'affascinante tempio sull'oceano a Tanah Lot, dove mentre i fedeli pregano i giovani locali e australiani sfidano le onde sul surf. All'interno ancora terrazze di risaie e tante famiglie intente ai raccolti o alla semina, e poi essendo il 3 novembre un'importante ricorrenza induista incontriamo tante celebrazioni con musica e immense tavolate di cibo portte come offerta dalle donne devote. Un paese strano e contradditorio, ma sicuramente molto affascinante e per me ancora tutto da scoprire.