E poi dicono Che i pensieri Almeno quelli più persistenti Non restano nel cervello.
Questo che vedete È il mio cranio Mi chiamavo Valerio E nonostante Fossi un docente di latino In un liceo classico di Parma Il vortice della crisi ha risucchiato anche me.
Sine pecunia Sine pecunia Sine pecunia
Ricordo che lo ripetevo in latino Perchè avevo la sensazione Che pronunciandolo con quella lingua Il suono ingentilisse un po' Il drammatico senso e l'amaro suo contenuto.
Ma era solo un modo per illudermi Quando i debiti vennero al pettine Debiti normali come le bollette, il condominio, ecc... Non ebbi più scampo E mi suicidai.
Che ironia Il mio cervello ha più valore Adesso che sono morto E sulle ossa della mia testa Si è impressa incredibilmente la scritta latina Da me tanto pronunciata da vivo, Che quando il mio cuore batteva.
Homo sine pecunia est imago mortis Io non ho mai voluto credere A questo proverbio latino Ma devo dire che io Sono la prova concreta Della sua triste verità.
IL mio cranio ;Mi abbraccia Ed idealmente Sento un senso di serenità.
Sine pecunia Mi ripeto sempre Ora dove sono lo dico lo stesso Lo urlo perfino Con fierezza ed orgoglio Perchè dove sono ora Tutti siamo sine pecunia Ma non siamo affatto il ritratto della Morte
Qui dove sono ora Homo sine pecunia est imago libertas.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
PS la posterò presto al massimo con il nuovo anno. E con la tua foto che immagino mi concederai gentilmente di pubblicare come sempre.
4 commenti:
"SINE PECUNIA"
E poi dicono
Che i pensieri
Almeno quelli più persistenti
Non restano nel cervello.
Questo che vedete
È il mio cranio
Mi chiamavo Valerio
E nonostante
Fossi un docente di latino
In un liceo classico di Parma
Il vortice della crisi ha risucchiato anche me.
Sine pecunia
Sine pecunia
Sine pecunia
Ricordo che lo ripetevo in latino
Perchè avevo la sensazione
Che pronunciandolo con quella lingua
Il suono ingentilisse un po'
Il drammatico senso e l'amaro suo contenuto.
Ma era solo un modo per illudermi
Quando i debiti vennero al pettine
Debiti normali come le bollette, il condominio, ecc...
Non ebbi più scampo
E mi suicidai.
Che ironia
Il mio cervello ha più valore
Adesso che sono morto
E sulle ossa della mia testa
Si è impressa incredibilmente la scritta latina
Da me tanto pronunciata da vivo,
Che quando il mio cuore batteva.
Homo sine pecunia est imago mortis
Io non ho mai voluto credere
A questo proverbio latino
Ma devo dire che io
Sono la prova concreta
Della sua triste verità.
IL mio cranio
;Mi abbraccia
Ed idealmente
Sento un senso di serenità.
Sine pecunia
Mi ripeto sempre
Ora dove sono lo dico lo stesso
Lo urlo perfino
Con fierezza ed orgoglio
Perchè dove sono ora
Tutti siamo sine pecunia
Ma non siamo affatto il ritratto della Morte
Qui dove sono ora
Homo sine pecunia est imago libertas.
DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
PS la posterò presto al massimo con il nuovo anno. E con la tua foto che immagino mi concederai gentilmente di pubblicare come sempre.
Una volta morti siamo tutti uguali, solo che qualcuno ancora non l'ha capito e pensa che il denaro possa fare qualche differenza.
e purtroppo per alcuni sono l'unico motivo della vita.
Bellissima poesia Daniele ... hai sempre il mio consenso e il mio apprezzamento
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