Il 5 gennaio 1937, sulle
alture spagnole del San Cristobal, una pallottola colpiva alle spalle e
uccideva Guido Picelli, che al comando di due compagnie del Battaglione
Garibaldi stava attaccando il nemico franchista.
Negli anni '20 e '30 Guido Picelli fu una vera leggenda per il proletariato internazionale.
Chi era quest'uomo coraggioso, altruista, che inalberò la bandiera rossa sul Parlamento italiano sfidando Mussolini che aveva abolito la Festa del Primo Maggio, il teorico della "guerriglia urbana", il fervente antimilitarista che si serviva delle tattiche militari per difendere il proletariato, il fondatore della Lega proletaria e delle Guardie Rosse?
La strategia politica di Guido Picelli era racchiusa in due parole: "unità e azione". In questo senso sarà sempre ricordato per la battaglia di Parma del 1922, quando sconfisse con alcune centinaia di Arditi del popolo le migliaia di fascisti che al comando di Italo Balbo assediarono la città. Con il suo "Fronte unico", composto da anarchici, comunisti, socialisti, repubblicani, popolari ottenne una vittoria storica.
Picelli aveva indicato per primo una via, quella del "Fronte popolare" che sarà percorsa molti anni dopo dalle forze di sinistra.
Come Antonio Gramsci e Giuseppe Di Vittorio, Guido Picelli credeva in una sinistra coraggiosa, democratica, antidogmatica e aveva un'estrema fiducia nella capacità di riscatto e liberazione dell'uomo.
Guido Picelli fu l'unico italiano che ebbe nel 1937 tre imponenti funerali di stato, a Madrid, Valencia, Barcellona.
Durante la Resistenza in Italia, il nome di Picelli diviene simbolo per tanti partigiani: a Parma viene formato il Battaglione Picelli, in Friuli viene formata la divisione Picelli-Tagliamento e la 157a Brigata Garibaldi a lui intitolata.
Oggi, a ricordare Guido restano vie e piazze in tutta Italia ma il vero monumento fu la scritta che celebrò la vittoria delle barricate a Parma nel 1922 e che comparve sull'argine del fiume cittadino anni dopo:
"Balbo hai passato l'Atlantico ma non hai passato la Parma!"
(ANPI Trento)
Negli anni '20 e '30 Guido Picelli fu una vera leggenda per il proletariato internazionale.
Chi era quest'uomo coraggioso, altruista, che inalberò la bandiera rossa sul Parlamento italiano sfidando Mussolini che aveva abolito la Festa del Primo Maggio, il teorico della "guerriglia urbana", il fervente antimilitarista che si serviva delle tattiche militari per difendere il proletariato, il fondatore della Lega proletaria e delle Guardie Rosse?
La strategia politica di Guido Picelli era racchiusa in due parole: "unità e azione". In questo senso sarà sempre ricordato per la battaglia di Parma del 1922, quando sconfisse con alcune centinaia di Arditi del popolo le migliaia di fascisti che al comando di Italo Balbo assediarono la città. Con il suo "Fronte unico", composto da anarchici, comunisti, socialisti, repubblicani, popolari ottenne una vittoria storica.
Picelli aveva indicato per primo una via, quella del "Fronte popolare" che sarà percorsa molti anni dopo dalle forze di sinistra.
Come Antonio Gramsci e Giuseppe Di Vittorio, Guido Picelli credeva in una sinistra coraggiosa, democratica, antidogmatica e aveva un'estrema fiducia nella capacità di riscatto e liberazione dell'uomo.
Guido Picelli fu l'unico italiano che ebbe nel 1937 tre imponenti funerali di stato, a Madrid, Valencia, Barcellona.
Durante la Resistenza in Italia, il nome di Picelli diviene simbolo per tanti partigiani: a Parma viene formato il Battaglione Picelli, in Friuli viene formata la divisione Picelli-Tagliamento e la 157a Brigata Garibaldi a lui intitolata.
Oggi, a ricordare Guido restano vie e piazze in tutta Italia ma il vero monumento fu la scritta che celebrò la vittoria delle barricate a Parma nel 1922 e che comparve sull'argine del fiume cittadino anni dopo:
"Balbo hai passato l'Atlantico ma non hai passato la Parma!"
(ANPI Trento)
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