L'anno scorso durante un incontro con un sindalista birmano in esilio ebbi una lunga discussione sul boicottaggio del turismo in Myanmar, cosa su cui non mi trovavo assolutamente d'accordo in quanto la storia dimostra che solo l'apertura al turismo ha permesso l'emergere di un'opinione pubblica a conoscenza del problema del Tibet, però non potevo che dare maggior ascolto a chi lì ci vive. Certo il turismo rappresenta una voce del bilancio del famigerato regime che comanda il Myanmar con il pugno di ferro (repressione, torture, lavori forzati, traffici illeciti, corruzione altissima, ecc.ecc.) ma a mio parere non è certo una delle voci più importanti di un bilancio in cui trovano una posizione ben più importante gas naturali, rubini, legno pregiato, eroina, ecc.ecc. materiali di cui si servono anche ben note aziende italiane. Torno in questo paese dopo 14 anni in cui avevo sempre avuto il desiderio di rivisitare questa magnifica terra e l'interesse era aumentato dopo i drammatici episodi dell'anno scorso. Certo non è facile capire cosa è successo , non si possono certe fare domande liberamente ma le occasioni per capire qualcosa arrivano, l'importante è non mettere mai in pericolo l'interlocutore. I monaci hanno subito una repressione durissima, molti sono stati spediti in galera e probabilmente sottoposti a torture e utilizzati nei lavori forzati (uno dei motivi per cui stare attenti alla scelta degli hotel ed evitare con accuratezza i campi da golf, che sembrano tutti costruiti con questo metodo economicamente risparmioso ed eticamente criminoso), i più fortunati sono stati rispediti ai villaggi natii o vagano solitari per le città con alcuni evidenti segni di percossa e lo sguardo triste e deluso (le città implicate nella "famosa" ribellione dei monaci sono state in particolare Yangon, Mandalay e la regione del Rakhine); in alcuni monasteri importanti l'esercito ha fatto irruzione la notte distruggendo e picchiando ma soprattutto nascondendo giornali pornografici, preservativi e anticoncezionali per una successiva perquisizione della polizia che cercava così di convincere la gente che questi non erano veri monaci, e per concludere adesso c'è il forte sospetto che ci siano un sacco di infiltrati sotto le rosse vesti dei monaci. Oltre alla protesta dei monaci con successiva repressione che tutto il mondo ha potuto seguire per qualche giorno, niente si sa di massacri periodici come quello avvenuto in un paesino vicino a Mandalay mentre stava passando in mezzo alla gente una donna esponente del partito di opposizione, occasione per un improvviso attacco dell'esercito che secondo l'opposizione ha causato circa 400 morti e secondo il governo solo tre feriti, ma testimoni oculari raccontano di poliziotti e militari impegnati per ore a razziare vestiti, oggetti e motorini tra i corpi delle vittime ... come sapere se questa notizia è più o meno vera, non c'è possibilità ma la sensazione di essere molto vicini alla verità è decisamente forte. .........
1 commento:
Che tristezza infinita per quel popolo così martoriato.
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